Giochiamo quindi e allontaniamo la morte da noi, rimandiamola ad occasioni più serie, a quando non tireremo più voluminosi testi di greco sulla testa dei nostri interlocutori. Mentre leggevo pensavo al mio vocabolario di greco: un ponderoso Rocci che probabilmente ti avrei tirato dietro di rimando se fossi stato un altro ragazzo e non il silenzioso sognatore che ero. Mi viene da ridere e dura poco però perchè io in quella soffitta mi ci sono accomodato, i gradini li ho saliti tutti e mi sono accorto che nemmeno così si chiude il cerchio della vita. Che gli estremi, dopo essersi toccati, rimbalzano via lontano, l’intelligenza non paga, non abbastanza da modificare il tratto col quale tracciamo il cerchio. “La cura delle emozioni sfibrate e logore è solo nei gesti precisi e senza scampo” dici tu ma sono sicuro che quei gesti non li fai o almeno non con precisione, è un gioco anche quello, una cosa seria. E’ già la seconda volta che ti cito, la situazione sta trascendendo: dovrò preparare un piccolo prezioso libro di massime e citazioni tratte dal tuo testo base? Vado spesso il libreria, è una sensazione orgiastica, ma tra le tanti amanti che sono entrate e uscite dalle loro soffitte nessuna ha la tua “sfibrante” verità ( terza citazione). Fermo così.
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Colloqui moderati per forza di cose.